In questo articolo vi daremo alcuni consigli su cosa non perdere a Sant’Agata di Puglia.
Borgo della Lettura, Città slow e Bandiera arancione del Touring Club. Sant’Agata di Puglia è uno dei luoghi più suggestivi che abbiamo visitato nel territorio dei Monti Dauni, in provincia di Foggia.
Arroccata a 975 metri sul livello del mare, appare come un suggestivo presepe da qualunque angolazione la si osservi. Denominata la “Loggia delle Puglie” o lo “Spione delle Puglie“, Sant’Agata gode di un panorama meraviglioso che spazia dalle montagne del Vulture fino ad arrivare al Gargano e al Mar Adriatico.
Per organizzare al meglio un weekend a Santa’Agata di Puglia vi consigliamo di leggere WEEKEND A SANT’AGATA DI PUGLIA: LA NOSTRA GUIDA DI VIAGGIO cliccando qui.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA
- La Chiesa Matrice di San Nicola
- I luoghi della lettura
- La Chiesa di Sant’Andrea
- La Chiesa di San Michele Arcangelo
- Il Frantoio Nova
- Il Forno a paglia
- Il Ponte Romano
- Il Belvedere
- Il Castello Imperiale
- Il Museo Etnografico
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: la Chiesa Matrice di San Nicola
La Chiesa Matrice di San Nicola era inglobata nell’antica cinta muraria che proteggeva il borgo di Sant’Agata di Puglia.
Le sue origini risalgono al periodo normanno – intorno al 1100. Fu ricostruita poi nel XVI secolo con l’aggiunta di abbellimenti barocchi e in stile rococò, soprattutto negli interni.
La struttura del campanile è molto più recente, in quanto completamente ricostruito perché distrutto dal terremoto del 1901.
Gli interni della Chiesa Matrice di San Nicola
Avendo subìto diverse influenze nel corso dei secoli, la Chiesa di San Nicola non presenta uno stile architettonico unitario. La pianta a croce latina e l’altare sopraelevato al di sotto del quale si estende la cripta risalgono, infatti, al periodo normanno.
La cripta è suddivisa in tre parti. Una prima stanza con volte a botte e dipinti della Passione di Cristo, una seconda dedicata ai Dolori della Madonna, ai sette Vizi Capitali e alle Sofferenze del Mondo e una terza – in stile rococò – contenente la statua di Gesù morto, posta all’interno di una teca di vetro.
Di enorme importanza dal punto di vista storico-artistico sono il Presepe del Settecento scolpito da Stefano da Putignano e il coro ligneo in noce nero. A questi si aggiunge la meravigliosa pala di Gaetano di Pacecco de Rosa del Seicento, raffigurante San Gaetano e abbellita con le statue di Sant’Agata, Santa Lucia, Sant’Anna, San Vito, San Rocco e San Lorenzo.
Informazioni utili
Attualmente gli interni non sono visitabili perché in fase di restauro. Si può, però, godere della facciata in stile romanico e dello svettante campanile, visibile da diversi punti di Sant’Agata.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: i luoghi della lettura
I “Borghi della Lettura” è un progetto a cui hanno aderito numerosi paesi in Italia, tra i quali troviamo anche Sant’Agata di Puglia.
Periodicamente, infatti, sono organizzati eventi dedicati alla lettura e visite guidate alla scoperta delle tradizioni locali con la possibilità di interagire con le persone che vivono nel borgo.
A Sant’Agata di Puglia ci sono due luoghi della lettura che hanno suscitato in noi tanta curiosità: la Piazzetta della Lettura e la Bibliocabina.
Piazzetta della Lettura
La Piazzetta della Lettura è uno spazio all’aperto, che nasce con lo scopo di organizzare letture collettive seguite da dibattiti e condivisione di idee.
Si caratterizza per la presenza di un leggìo, rivolto verso una scalinata di gradoni, ravvivata e colorata da diversi murales, incentrati ovviamente sul tema della “lettura”.
Bibliocabina
La Bibliocabina è una vecchia cabina telefonica completamente trasformata in una piccola libreria, adatta per il book-crossing.
Qui, infatti, le persone possono portare i propri libri e metterli a disposizione di perfetti sconosciuti oppure prenderli in prestito per leggerli e riporli nello stesso luogo dove sono stati presi o in altri luoghi dedicati alla lettura condivisa.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: la Chiesa di Sant’Andrea
La Chiesa di Sant’Andrea è la struttura religiosa più antica del paese. Fu costruita nel VII secolo nei pressi della cinta muraria.
A causa di uno slittamento del terreno, la struttura venne ricostruita ex novo in un luogo più alto rispetto a quella pre-esistente.
La facciata a capanna nasconde un interno con pianta poligonale. Di grande impatto gli affreschi del pittore Enzo Lamberti, che ricoprono interamente la volta. Sono presenti anche un Crocefisso ligneo del Seicento e un coro in legno di noce.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: la Chiesa di San Michele Arcangelo
La Chiesa di San Michele Arcangelo – meglio conosciuta come Chiesa dell’Angelo – risale intorno al VII secolo, in piena epoca longobarda.
Più volte ristrutturata nel corso dei secoli, l’edificio venne ricostruito interamente in stile neoclassico nel 1938 a causa della sua distruzione dovuta al sisma del 1930.
Nel suo interno, ampio e luminoso, si può osservare il quattrocentesco Trittico di Ogni Santi, attribuito alla scuola rinascimentale del Beato Angelico. Dell’antica struttura, infine, rimane solo la Cappella di San Biagio, santo festeggiato dai santagatesi il 3 febbraio, rispettando l’antica tradizione della distribuzione delle panelle.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: il Frantoio Nova
Tipico esempio dell’antica civiltà contadina, il Frantoio Nova risale al Seicento e si caratterizza per ambienti ipogei molto suggestivi.
Appartenente alla famiglia Nova, fu in origine utilizzato privatamente e solo successivamente venne aperto al pubblico.
La macina in pietra – assoluta protagonista – era azionata da asini e muli. La pressa e i pozzi di raccolta facevano il resto, dando origine al prezioso olio di oliva.
L’ambiente adiacente, invece, ospita una cantina. Qui il tempo sembra essersi fermato, accanto a botti in legno utilizzate per il vino, si affiancano vasche in pietra per la conservazione dell’olio.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: il Forno a paglia
Il Forno a paglia appartenente alla famiglia Del Buono è un piccolo angolo di Sant’Agata di Puglia, che racchiuda una tradizione antica ormai perduta.
Risalente al XV secolo e conosciuto come il “Forno del Castello”, molto probabilmente è il più antico dei sei forni che si trovano nel borgo.
I suoi ambienti prevedono la presenza di un deposito per la paglia – introdotta dall’alto grazie alla presenza di un cunicolo – e del forno vero e proprio.
Il rituale del forno a paglia
In piena notte il fornaio accendeva il forno e le massaie del paese iniziavano ad impastare farina, acqua, sale e lievito madre. Alle sei del mattino la moglie del fornaio passava a ritirare le forme di pane, accuratamente adagiate su una tavola di legno. Quest’ultima veniva trasportata tra gli stretti vicoli di Sant’Agata grazie all’utilizzo di un canovaccio intrecciato, posto tra il capo della fornaia e la tavola stessa.
Una volta cotto il pane, le massaie lo potevano ritirare presso il forno. Per riconoscere le varie pagnotte, esse venivano marchiate con simboli o sigle attraverso l’uso di strumenti in legno o timbri.
La cottura delle focacce era del tutto gratuita, mentre quella del pane aveva un costo. Se le famiglie non avevano la possibilità di pagare il pane, regalavano al fornaio alcune pagnotte, che poteva rivendere a sua volta.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: il Ponte Romano
Il Ponte Romano si trova a pochi chilometri di distanza dal centro di Sant’Agata di Puglia. Fu costruito, appunto, dai Romani per favorire l’attraversamento del torrente Calaggio, successivamente deviato.
Il ponte conserva ancora oggi la sua antica struttura a tre arcate, caratterizzata da blocchi lapidei.
Fu utilizzato fino agli anni Sessanta del Novecento.
Oggi è un luogo un po’ abbandonato a se stesso tra le sterpaglie e segni di cedimento, ma rimane comunque carico di storia. Si dice, infatti, che si trovasse lungo la strada che percorse Orazio nel suo viaggio da Roma a Brindisi del 37 a.C.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: il Belvedere
Per comprendere al meglio la posizione di Sant’Agata di Puglia e godere di un bellissimo panorama, basta affacciarsi alla terrazza del Belvedere in Piazza XX Settembre.
Qui l’occhio spazia dal vicino Monte Croce ai rilievi e alle vallate circostanti dei Monti Dauni.
Nelle giornate limpide e soleggiate è possibile spingere il proprio sguardo fino al Mar Adriatico e alla curva del Gargano. Accanto, si staglia
all’orizzonte la sagoma del Monte Vulture in Basilicata e verso destra si può osservare il brullo paesaggio campano.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: il Castello Imperiale
Posto nella parte più alta del borgo, il Castello Imperiale è uno dei gioielli di Sant’Agata di Puglia.
Inizialmente utilizzato per il controllo militare del territorio, conserva ancora i segni delle varie dominazioni. Dai Bizantini ai Longobardi per poi passare sotto il controllo dei Normanni nell’XI secolo.
Fu sotto Alfonso d’Aragona che il castello subì le prime modiche, trasformandolo in una residenza ducale.
Di grande interesse la Cappella dedicata a Sant’Agata, voluta da Carlo I d’Angiò e la camminata tra le torri, dalle quali si gode di un panorama eccezionale.
Ad accogliere il visitatore un grande portale in pietra rosa a bugnato con un arco caratterizzato dalla presenza di due animali marini e dello stemma della famiglia Loffredo.
COSA NON PERDERE A SANT’AGATA DI PUGLIA: il Museo Etnografico
Il Museo Etnografico nasce spontaneamente dall’idea di un santagatese doc come mostra fotografica della storia sulle tradizioni e le usanze del borgo per poi trasformarsi in una vera e propria mostra di oggetti utilizzati in tempi passati.
Un piccolo angolo di Sant’Agata di Puglia, arricchito negli anni dagli stessi cittadini e divenuto un punto di riferimento importante per scoprire gli usi e costumi e l’evoluzione che questi ultimi hanno subìto nel corso degli anni.
Il museo è gestito, oggi, dall’Associazione “Santagatesi nel Mondo”. Una realtà locale a cui vanno riconosciuti molti meriti, tra i quali quello di condividere notizie e video di ciò che accade in paese con le persone che, per diverse ragioni, hanno dovuto abbandonare la loro terra di origine e andare a vivere in un altro luogo.
Un esempio importante di attaccamento alla propria terra e di amore per i propri compaesani lontani fisicamente, ma vicini con il cuore e con la mente.
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