A poca distanza dal mare, affacciato sulla straordinaria Riviera di Ulisse, sorge il Parco dei Monti Aurunci.
Magnifico gioiello nostrano, copre un’area che si estende per circa 20.000 ettari e tocca ben dieci comuni divisi tra le province di Latina e Frosinone.
In occasione del WorldWide Instameet n. 16, Igers Latina e l’Ente Parco dei Monti Aurunci, in collaborazione con l’Associazione Vacanze Pontine e con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Formia, siamo partiti alla scoperta del sentiero del Redentore.
I PARTE DEL SENTIERO: dal Rifugio Pornito all’Eremo di San Michele Arcangelo
Il sentiero n. 960 che porta sulla cima del Redentore si può comodamente imboccare in prossimità del Rifugio Pornito, raggiungibile da Maranola, frazione di Formia.
La vista appare subito spettacolare: formazioni rocciose di origine calcarea – chiamate hum – e un’estesa pietraia che arriva sin quasi a valle danno al paesaggio un aspetto selvaggio e misterioso.
Il Monte Redentore appare in tutto il suo splendore; come un pastore che sorveglia il suo gregge, il suo aspetto incute un senso di timore e riverenza.
La camminata prosegue tranquilla tra pietre sparse qua e là e piante di salvia ormai arse dall’intenso sole estivo sino ad arrivare in prossimità di una croce di legno, che dà inizio ad una serie di stretti tornanti.
Tra una pausa fotografica e l’altra, i nostri occhi si riempiono di immagini stupende.
Formia e l’intero Golfo di Gaeta si intravedono tra la grigia e fredda nebbia che risale veloce lungo i versanti della montagna. Nelle giornate più terse, è possibile scorgere all’orizzonte le Isole Pontine e campane, nonché la sagoma inequivocabile del temibile gigante dormiente – il Vesuvio.
Alle nostre spalle si erge la possente parete rocciosa, meglio conosciuta con il nome di Laolatra. A guardarla dal basso un senso di impotenza ci assale. La roccia maestosa non solo appare in tutta la sua imponenza nei pressi del sentiero, ma è rifugio e habitat per numerosi rapaci, soprattutto nel periodo della nidificazione.
Il sentiero giunge quasi al termine in prossimità di una piccola statua, raffigurante la Madonna con il volto rivolto verso il mare.
A quota 1130 metri finalmente si arriva al tanto atteso Eremo di San Michele, una chiesa ipogea sovrastata da alte pareti rocciose che sembrano proteggere quel luogo sacro e renderlo invisibile agli occhi di molti.
II PARTE DEL SENTIERO: dall’Eremo di San Michele al Monte Redentore
Proseguendo lungo il sentiero si arriva nei pressi di Sella Sola, una spettacolare località delle nostre montagne – in particolare nel periodo primaverile – quando il verde brillante dei prati è interrotto dai colori accesi e vivaci dei fiori appena sbocciati.
Da lì si conquista in poco tempo la cima del Monte Redentore, a ben 1252 metri sul livello del mare. Sulla sua sommità è stata eretta la possente statua in bronzo del Cristo Redentore nell’atto di benedire la terra e il mare che si estendono a perdita d’occhio dalle pianure campane sino all’altopiano del Circeo.
È uno dei venti monumenti innalzati in occasione del Giubileo del 1900 sulle vette italiane più rappresentative per celebrare l’inizio del nuovo secolo.
Poggia su una cappella costruita interamente in pietra e pesa 21 quintali. Nell’ottobre del 1907, durante un violentissimo temporale, la statua fu colpita da un fulmine provocandone la decapitazione. Alcuni narrano che la testa del Cristo fosse stata ritrovata in una delle vasche che servivano ad abbeverare gli animali in località Pornito, altri, invece, sostengono che sia rotolata attraverso il Canalone sin giù a Maranola, dove è stata prontamente custodita dagli abitanti nella Chiesa della SS. Annunziata e rimessa al suo posto.
La vista diventa maggiormente suggestiva percorrendo il sentiero per ritrovarsi in cima all’ora del tramonto. I colori si attenuano, tutto diventa caldo e avvolgente, la luce soffusa rende le aspre montagne più dolci. Cala la frescura della sera, il sole si abbandona tra le braccia dei versanti montuosi. Un momento magico e quasi surreale.
STORIA E TRADIZIONI DEI MONTI AURUNCI LEGATE ALL’EREMO DI SAN MICHELE
L’Eremo di San Michele Arcangelo appare come una singolare chiesa rupestre, incastonata nella viva roccia. I suoi interni sono continuamente inumiditi da acqua che filtra dalle pareti, che la tradizione considera santa e miracolosa.
Un’antica credenza popolare spiega la nascita dell’Eremo. San Michele, inizialmente, si trovava sul litorale di Gianola, a Formia, ma offeso dalle continue bestemmie dei pescatori decise di ritirarsi sulla cima di Monte S. Angelo, nei pressi di Spigno. Purtroppo, anche in quel luogo il Santo non poteva fare a meno di sentire il linguaggio scurrile dei marinai e decise di ritirarsi in una cavità della roccia esposta verso Gaeta, posta nel territorio di Maranola. Questo fece nascere una diatriba tra spignesi e maranolesi, che durò per diverso tempo, ma fu il Santo a decidere il luogo in cui ritirarsi, che oggi coincide esattamente con quello dove è sorto l’eremo.
Ogni anno – normalmente la prima domenica dopo il 13 giugno – la tradizione vuole che la statua di S. Michele sia portata in spalla dai fedeli dal borgo medievale di Maranola sino all’eremo, dove rimane tutta l’estate per ritornare in paese a fine settembre.
La processione, molto sentita e attesa dai maranolesi, è sempre accompagnata da canti popolari e dal suono delle zampogne e delle ciaramelle, strumenti musicali della nostra tradizione.
Al termine del pellegrinaggio, nel cortile antistante l’eremo si celebra la Santa Messa e sono distribuiti ai pellegrini il pane benedetto di S. Michele, fatto con farina scura integrale e la cagliata, offerta dai pastori del luogo in onore del Santo.
COME ARRIVARE ALL’IMBOCCO DEL SENTIERO DEL REDENTORE SUI MONTI AURUNCI
Il Rifugio Pornito si raggiunge facilmente da Formia.
La cittadina formiana è collegata sia a Napoli che a Roma dall’autostrada A1, uscita Cassino.
Al di fuori del casello basta prendere la prima uscita della rotonda e percorrere interamente la SR630.
Arrivati a Formia, si procede per Maranola, arroccata su una collina a 268 metri di altezza. Oltrepassato il borgo medievale si deve percorrere per circa 5 chilometri la strada provinciale per il Redentore sino ad arrivare al quadrivio in località Campone.
In corrispondenza del quadrivio bisogna proseguire a destra e percorrere la strada asfaltata per circa un chilometro. Al di sotto del Rifugio Pornito, c’è un parcheggio con le indicazioni del sentiero del Monte Redentore.
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