Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è uno dei polmoni verdi più vasti e importanti dell’Italia centrale.
I bellissimi boschi e i verdi altipiani sono la casa di diverse specie di animali: i numerosi cervi e camosci e i più schivi lupi e orsi marsicani.
La natura è sovrana di tutto. I paesaggi si susseguono armoniosi e cambiano continuamente con l’alternarsi delle stagioni. I caldi colori autunnali lasciano il posto al bianco candido della neve invernale, per non parlare del verde brillante delle fioriture primaverili e dei colori pastello delle calde (ma non troppo) giornate estive.
Il modo migliore per vivere le bellezze del Parco d’Abruzzo – a nostro avviso – è sicuramente percorrere i suoi sentieri in silenzio, toccando con mano quella natura meravigliosa, che sa regalarti emozioni e sensazioni uniche.
PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO: 3 SENTIERI DA PERCORRERE IN UN WEEKEND
1. VAL FONDILLO – VALICO PASSAGGIO DELL’ORSO (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise)
CARATTERISTICHE TECNICHE
Difficoltà: T – Turistico
Tempo di percorrenza: 6 ore (a/r)
Dislivello: 600 mt.
Numerazione sentiero: F2
COME RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA
Il Sentiero F2 parte dal parcheggio Val Fondillo, dove si trova il Centro Foresta. Quest’ultimo è raggiungibile percorrendo la SS 83 Marsicana fino ad arrivare al km 52, dove ci sono le indicazioni per la Val Fondillo. Per precisione, è necessario sapere che la Val Fondillo è compresa nel territorio appartenente al comune di Opi (AQ).
INFORMAZIONI SULLA VAL FONDILLO
La Val Fondillo è uno dei luoghi più affascinanti del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La forma a ventaglio che la caratterizza deriva dalla sua origine glaciale. Questo anfiteatro naturale è abbracciato dal Monte Amaro (1862 m) a sinistra e dal Monte Dubbio (1702 m) a destra, collegati tra di essi dalla possente Serra delle Gravare, che segna il confine con il Lazio.
Il suo nome antico era Fontilli che deriva da “piccole fonti”, in quanto la valle è ricca di sorgenti che alimentano il torrente Fondillo.
Le faggete che la ricoprono sono state dichiarate vetuste dall’UNESCO. Una faggeta vetusta è dichiarata tale quando è presente un ecosistema ad elevato livello di naturalità e biodiversità in cui la presenza e l’azione dell’uomo sono quasi nulle, se non pari a zero.
La valle è stata nel corso dei secoli una fonte di ricchezza per gli abitanti di Opi grazie alla legna utilizzata per il riscaldamento e per l’artigianato. Ce ne dà testimonianza l’antica segheria, dismessa a partire dagli anni Cinquanta e, oggi, unico esempio di archeologia industriale all’interno del parco.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO E LUOGHI D’INTERESSE
Il sentiero affianca il torrente Fondillo, le cui acque gelide si gettano nel fiume Sangro. Si segue, inizialmente, una strada sterrata di facile percorrenza.
Il primo punto di interesse da non perdere è la Sorgente Tornareccia. Si raggiunge svoltando a sinistra e attraversando un ponte, vicino al quale ci sono le indicazioni per la sorgente stessa e per imboccare il sentiero F1 che sale sul Monte Amaro.
PUNTO D’INTERESSE: Sorgente Tornareccia
La Sorgente Tornareccia in antichità è stata considerata un luogo sacro dalle popolazioni italiche di quella zona tant’è che sembra sia dedicata alla luna. Si pensa, infatti, che il suo nome possa derivare di Triareccia (dedicata alla luna) oppure dalla lingua osca taunan reiks, cioè “erompere del sacro”.
Il rumore impetuoso delle acque che scorrono è amplificato dal bosco circostante, che si chiude intorno ad essa.
I suoi colori cambiano durante l’alternarsi delle stagioni come anche il flusso d’acqua proveniente dai versanti del vicino Monte Amaro.
Ritornando sulla sterrata del sentiero F2 e proseguendo il cammino si incontra un grande faggio sulla sinistra con le indicazioni della Pietra del Verticchio.
PUNTO D’INTERESSE: Pietra del Verticchio
La prima domanda che ci è sorta osservando questo enorme masso è stata: “Ma come ci sarà arrivato fin lì?”. Sicuramente la sua presenza e posizione sono legate all’origine glaciale della Val Fondillo, ma lasciamo la spiegazione agli esperti del settore.
La Pietra del Verticchio è raggiungibile percorrendo un piccolo sentiero a partire dal faggio sopra citato, che porta lungo le sponde del torrente Fondillo.
La sua particolarità è data, innanzitutto, dalle sue grandi dimensioni e poi dal fatto che non ha nulla a che vedere con il paesaggio circostante. Questo gli conferisce un alone di mistero.
Proseguiamo senza nessuna difficoltà sul sentiero F2 e, all’improvviso, appare lo Stazzo Fondillo in una piccola radura. Siamo in Località Acquasfranatara, da cui è possibile imboccare il sentiero F5 che conduce al Valico delle Gravare.
Inizia una lieve salita ed entriamo all’interno di una bellissima faggeta. Il silenzio regna sovrano. La natura è padrona incontrastata. Ogni tanto un uccello o una volpe fanno capolino nel bosco, ma del re del parco – l’orso marsicano – nessuna traccia.
Lungo il percorso per il Valico dell’Orso incontriamo le indicazioni per raggiungere la Grotta delle Fate.
PUNTO D’INTERESSE: Grotta delle Fate
La Grotta delle Fate è raggiungibile scendendo una scalinata naturale, formatasi grazie all’intreccio armonioso delle radici dei faggi.
Il suo nome deriva dall’ambiente circostante in cui si trova. La cavità di origine carsica è un anfratto da cui sgorgano in alcuni periodi dell’anno le acque limpide che alimentano il rio Fondillo. Ciò lo rende un luogo molto suggestivo, quasi magico.
Riprendiamo il cammino e, sempre all’interno del bosco di faggi, la salita inizia a farsi più impegnativa. Lungo il sentiero la testimonianza del passaggio di un orso (semplici escrementi) è evidente, ma del discusso animale nessuna traccia.
Arriviamo in prossimità del Valico Passaggio dell’Orso. Qui il bosco inizia a diradarsi e si apre sulle creste rocciose dei Monti della Meta e sulla verde Valle di Canneto.
PUNTO D’INTERESSE: Valico Passaggio dell’Orso, terra di confine nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise
Il Valico Passaggio dell’Orso segna la fine del meraviglioso sentiero F2 della Val Fondillo.
Da questo punto è possibile tornare indietro – come abbiamo fatto noi – o proseguire per la Valle di Canneto oppure per il Rifugio di Forca Resuni, visibile sulla sinistra.
Un tempo rappresentava un importante punto di transito per i pastori che dovevano recarsi nel Lazio. Era, inoltre, abitato da briganti che derubavano caparbi viandanti, diretti a far provviste nella fertile “Terra di Lavoro”.
Oggi è utilizzato da molti pellegrini che da Opi e paesi limitrofi si recano al Santuario della Madonna di Canneto, nell’omonima valle.
2. BARREA – LAGO VIVO (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise)
CARATTERISTICHE TECNICHE
Difficoltà: E – Escursionistico
Tempo di percorrenza: 2,5 ore
Dislivello: 460 mt.
Numerazione sentiero: Segnaletica K4
COME RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA
Seguendo la SS 83 – direzione Alfedena – si attraversa il paese di Barrea e, al km 67 nei pressi della Località Fonte Sambuco, si imbocca sulla destra una strada sterrata.
Percorrendola per circa 700 metri si incontrano sulla sinistra i segnavia del parco, tra i quali c’è anche quello del sentiero K4 Barrea – Lago Vivo.
CARATTERISTICHE DEL PERCORSO
Il sentiero inizia in salita attraversando la spettacolare faggeta della Valle dell’Inferno.
Il percorso segue costantemente una morena formatasi nel corso dei secoli per slittamento di un antico ghiacciaio.
A un certo punto il sentiero si discosta dalla valle e la pendenza inizia ad aumentare fino a raggiungere l’immagine della Madonna delle Grazie, detta del Buon Passo.
Qui gli affioramenti rocciosi creano un passaggio naturale che si apre verso un cammino meno ripido tra magnifici faggi di ogni dimensione. In breve si raggiunge un piccolo pendio erboso che termina in corrispondenza di un enorme e solitario faggio.
È proprio in quel punto che i nostri occhi sono stati abbagliati dalla bellezza dell’anfiteatro naturale sovrastato dalle cime del Monte Tartaro, del Monte Altare e del Monte Petroso e occupato nella parte più bassa dal famoso Lago Vivo.
PERCHÈ È CHIAMATO LAGO VIVO?
Il lago è chiamato in questo modo perché intermittente. In base alle stagioni cambia le sue dimensioni. In primavera raggiunge il suo massimo livello per via dello scioglimento delle nevi, mentre in autunno si riduce a un semplice acquitrino.
CONSIGLI E DRITTE
- In autunno il Lago Vivo è un ottimo luogo per l’osservazione dei cervi in amore e per ascoltare i loro bramiti. Noi con un po’ di pazienza siamo riusciti ad osservare un cervo maschio che si rotolava nel fango e due femmine che, uscite dal bosco, hanno attraversato la radura.
- Se si decide di andare a Lago Vivo per l’osservazione dei cervi, si deve aver rispetto per gli animali e il loro habitat. Bisogna essere meno invadenti possibile e ricordarsi che l’uomo è solo ospite in quel territorio. Si eviteranno così situazioni spiacevoli che possano mettere in pericolo l’uomo e gli animali stessi.
- Lasciando il lago sulla destra, si incontra la Fonte degli Uccelli e si imbocca una bella salita tra i faggi fino ad arrivare a un bivio con i segnavia del parco. Qui si possono scegliere due alternative:
- chiudere l’anello Lago Vivo – Barrea, continuando a seguire il sentiero K4;
- proseguire sul sentiero K5 – Selva Bella fino a Valle Lunga. Noi abbiamo optato per questa alternativa in quanto il nostro intento era osservare il comportamento dei cervi nel periodo degli amori. Dopo aver risalito una faggeta secolare con qualche problema per via dei numerosi alberi divelti, siamo usciti dal bosco. Abbiamo percorso ancora qualche centinaia di metri in salita e lo spettacolo di Valle Lunga si è aperto davanti alla nostra vista.
VALLE LUNGA
Valle Lunga è un altopiano che si sviluppa tra i 1800 e i 2000 metri di altitudine. A far da cornice a questo spettacolare paesaggio ci sono le vette del Monte Altare e del Monte Tartaro.
La presenza di alcune depressioni carsiche favorisce la formazione di pozze d’acqua, vicino alle quali è possibile osservare – con un po’ di fortuna – i cervi che vanno ad abbeverarsi.
Siamo stati due volte su questo immenso altopiano nel periodo dei bramiti (settembre). La prima volta erano a centinaia: numerosi harem di femmine erano gelosamente protetti da cervi maschi che, a suon di cornate, ne rivendicavano la proprietà. La loro danza elegante prima dello scontro è cosa unica da osservare. Il rombo sordo dei bramiti fa venire i brividi. Uno spettacolo raro e prezioso.
La seconda volta siamo stati meno fortunati: i cervi c’erano, ma occupavano i versanti delle montagne circostanti, quindi era possibile osservarli solo con il binocolo.
3. VAL DI ROSE – RIFUGIO DI FORCA RESUNI (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise)
CARATTERISTICHE TECNICHE
Difficoltà: E – Escursionistico
Tempo di percorrenza: 3 ore
Dislivello: 845 mt.
Numerazione sentiero: Segnaletica I1
COME RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA
Per imboccare il sentiero I1 basta raggiungere il parcheggio pubblico posto nella parte alta del borgo di Civitella Alfedena.
Lasciata lì l’auto, si percorre a piedi un breve tratto della strada che si trova di fronte al parcheggio fino a raggiungere i segnavia del parco sulla destra.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO, UNO DEI PIÙ BELLI DEL PARCO D’ABRUZZO
Il sentiero della Val di Rose è un must del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
All’inizio del sentiero il paesaggio non è molto suggestivo se non fosse per il panorama che spazia da Barrea e il lago omonimo fino ad arrivare al borgo di Civitella Alfedena.

Panorama sul borgo di Barrea e sul lago omonimo dal sentiero I1, che da Civitella Alfedena conduce al Rifugio di Forca Resuni
Superato questo primo tratto siamo entrati all’interno di una fitta faggeta. L’ordine e il silenzio sono stati i protagonisti e la passeggiata – sebbene un po’ in salita – è stata molto piacevole e rilassante. Dopo circa un’ora di cammino siamo giunti su un pianoro erboso, sovrastato dai costoni rocciosi del Monte Beccanera e dell’alta Val di Rose.
Attraversiamo un ulteriore tratto di faggeta e ci ritroviamo all’improvviso catapultati su pascoli verdi illuminati dal sole. Superati diversi tornanti e fatta qualche pausa per ammirare il paesaggio circostante, sono apparsi di fronte a noi i magnifici camosci della Val di Rose.
Erano lì a brucare l’erba, tranquilli e quasi abituati alla presenza dell’uomo. Ottimi arrampicatori, correvano con eleganza lungo le rocce e si godevano i caldi raggi del sole. Di lì a poco arriviamo a Passo Cavuto (1980 m) dal quale è possibile osservare in tutta la sua bellezza la sottostante Val di Rose e l’imponente Monte Petroso – la cima più elevata di tutto il parco.
DA PASSO CAVUTO AL RIFUGIO DI FORCA RESUNI
Una volta attraversato Passo Cavuto, il sentiero diventa più comodo da percorrere. Tra brevi saliscendi e panorami che ci hanno riempito il cuore, arriviamo in meno di 40 minuti al Rifugio di Forca Resuni (1952 m), che affaccia sulla Valle di Canneto.
INFORMAZIONI UTILI
- Per tornare indietro dal Rifugio di Forca Resuni ci sono due opzioni:
- ripercorrere il sentiero I1 al contrario;
- chiudere il percorso ad anello percorrendo prima il sentiero K6 per la Valle Jannanghera e poi il sentiero I4, che si imbocca nei pressi della Sorgente Jannanghera e che conduce al punto di partenza.
- L’accesso al Sentiero della Val di Rose è a numero chiuso nei mesi di luglio, agosto e nelle prime settimane di settembre. Quindi è possibile visitarla accompagnati esclusivamente dalle guide del parco. Per prenotare l’escursione bisogna rivolgersi agli Uffici dell’Ente Parco che si trovano a Civitella Alfedena e a Pescasseroli.
- È vietato fare escursioni in Val di Rose con i cani, anche se tenuti a guinzaglio.
POTREBBE INTERESSARTI
CIVITELLA ALFEDENA: COSA FARE NEL BORGO PIÙ PICCOLO DEL PARCO D’ABRUZZO
PARCO DEI MONTI AURUNCI: TREKKING LUNGO IL SENTIERO DEL REDENTORE