Festosa, giovane e rilassata: sono questi i tre aggettivi che meglio descrivono Alicante.
Appartenente alla Comunità Valenciana, è da sempre una meta estiva per i ragazzi che amano il divertimento e la vita notturna.

Panorama di Alicante
Il nostro soggiorno ad Alicante, però, si è rivelato completamente diverso, tutt’altro che movimentato.
Nonostante sia una delle patrie spagnole del divertimento, la storia delle origini del suo nome è legata ad un’antica leggenda.
Passeggiando lungo il marciapiede che costeggia la spiaggia del Postiguet non si può non notare il Castillo di Santa Barbara.
Esso sorge sul Monte Benacantil e, immobile e maestoso, sembra dominare l’intera Alicante e i territori circostanti.
L’occhio cade subito su uno sperone di roccia ai piedi del castello che sembra ritrarre un volto.
Da quell’immagine siamo immediatamente proiettati in un’altra epoca e in una differente dimensione. Si racconta, infatti, che in tempi antichi la città era dominata da un Califfo che aveva una figlia di nome Càntara, la cui bellezza e gentilezza erano conosciute sin oltreconfine.
Molti furono i pretendenti, ma solo due riuscirono ad entrare nelle simpatie del Califfo; Almanzor, generale di Hisham II e Alì, un giovane conosciuto per la sua bellezza e il suo altruismo.
Il Califfo, non riuscendo a scegliere tra i due, decise di concedere la mano di sua figlia a chi avesse dimostrato la propria superiorità in termini di forza e astuzia.
Almanzor, approfittando di un viaggio in India, promise al Califfo che gli avrebbe aperto una rotta commerciale verso Oriente.
Alì, invece, si impegnò a costruire un acquedotto, che, dalle montagne circostanti, avrebbe trasportato l’acqua in città.
Mentre Alì svolgeva il suo lavoro intonava canti d’amore. Càntara, che lo ascoltava di nascosto, iniziò ad innamorarsi del giovane e sperava che riuscisse a terminare l’acquedotto prima del ritorno di Almanzor.
Ma ben presto il generale approdò in città con una nave carica di spezie come dono alla principessa e il Califfo decise che era lui il prescelto a prendere in sposa sua figlia.
Appena Alì apprese la notizia si gettò in un burrone. Stessa sorte toccò alla principessa Càntara che, spinta dal dolore per la morte del suo amato, si gettò in un fiume.
Non perdonandosi per non aver compreso i sentimenti della figlia, ben presto anche il Califfo morì di crepacuore.
La leggenda vuole che il Monte Benacantil assumesse le sembianze del viso addolorato del Califfo, tanto che la sporgenza rocciosa è oggi conosciuta con il nome di “La cara del moro”, cioè il viso del moro.
La popolazione, sconvolta per la sorte toccata ai due innamorati, decise in onore dei giovani di chiamare la città Alì-Càntara, da cui l’attuale Alicante.
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